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Il Focusing è una disciplina che viene da lontano.

In effetti, Eugene Gendlin raccontava che fu proprio grazie ad una intuizione corporea che suo padre riuscì a portare tutta la famiglia fuori dell’Austria poco prima dell’Anschlauss, l’annessione dell’Austria alla Germania perpetrata dai nazisti nel 1938.

In virtù di questi accadimenti Gendlin si trovò presto ad affrontare questioni linguistiche e ad esplorare la relazione tra le parole, i simboli, e ciò che le parole rappresentano, detto altrimenti la relazione tra significanti e significati.

Questi eventi, apparentemente scollegati tra loro, sono all’origine di quell’esplorazione, di quello studio personale che porterà Gendlin a ‘scoprire’ il Focusing.

Infatti, la ricerca di Gendlin lo portò ad unirsi al gruppo di Carl Rogers* presso il Counseling* Center della University of Chicago nel 1953, periodo in cui preparava la tesi per il proprio PhD (grosso modo l’equivalente italiano del dottorato) in filosofia.

Gli interessi di Gendlin vertevano allora su come gli esseri umani simbolizzano la propria esperienza, cioè su come noi esprimiamo in simboli (parole, gesti, immagini) quello che viviamo. Gendlin andava chiedendosi qual è la relazione tra la nostra esperienza, experiencing* nel Focusing, e i simboli grazie ai quali articoliamo la medesima.